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Recensione Tamron 18-400mm f3.5-6.3, zoom estremamente versatile

Recensione Tamron 18-400mm f/3.5-6.3, zoom estremamente versatile

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Il nuovo Tamron 18-400mm f/3.5-6.3 Di II VC HLD è uno degli obiettivi APS-c più niteressanti del momento: nonostante l’enorme mole di zoom che deve gestire fa un ottimo lavoro nel comparto ottico, gestendo alla perfezione i flares e restituendo un bokeh di tutto rispetto. Ovviamente un’escursione focale di questo tipo lo rende un obiettivo completo, capace di destreggiarsi in tanti stili fotografici, dal paesaggio alla fotografia macro e naturalistica. Ma senza divagare troppo andiamo a vedere come si comporta questo super-zoom!

COSTRUZIONE

Nonostante l’ampia escursione focale le dimensioni del Tamron, tutto sommato, sono abbastanza compatte. Complice il fatto di essere un obiettivo APS-C, quindi progettato per un sistema reflex ma comunque dalle dimensioni ridotte. Il 18-400mm è anche stranamente leggero, con soli 700g (circa) di peso, tenerlo in mano non affatica e non appesantisce più di tanto la macchina.

Vista generale Tamron 18-400mm f3.5-6.3 Recensione Test

La qualità costruttiva è molto buona, l’unico difetto è la strana fluidità della ghiera di zoom: passa dall’essere morbida fino a 70mm, fino a 200mm invece diventa molto dura, per poi tornare ancora più morbida fino a 400mm.

Ghiere Tamron 18-400mm f3.5-6.3 Recensione Test

Oltre a questo l’obiettivo si presenta con un barilotto molto compatto, agitandolo infatti si sente tremolare solo lo stabilizzatore VC. Anche allungando completamente l’obiettivo, che raggiunge la lunghezza di ben 22cm, il sistema rimane solido (almeno apparentemente).

I controlli messi a disposizione da Tamron sul barilotto sono ovviemente le ghiere di messa a fuoco e zoom, entrambe meccaniche, da buona ottica reflex, gli switch per gestire stabilizzatore e messa a fuoco ed un piccolo selettore per bloccare a 18mm l’obiettivo (così da evitare che si allunghi durante il trasporto, e quindi che si rovini). Sfortunatamente non è presente una finestra che indica le distanze di messa a fuoco.

In compenso, intorno alla baionetta in metallo, è presente una guarnizione di gomma che serve ad isolare l’interno della fotocamera da polvere e umidità; inoltre modificare lo zoom non sembra che espella o faccia entrare aria, questo vuol dire che l’obiettivo è protetto dalle infiltrazioni di polvere anche lungo il barilotto.

Baionetta Tamron 18-400mm f3.5-6.3 Recensione Test

Infine un veloce accenno alla parte frontale. L’obiettivo dedica ai filtri un diametro di 72mm e permette di montare anche quelli polarizzatori perché la parte frontale non ruota durante la messa a fuoco. A proposito di focus: questo 18-400mm non offre la messa a fuoco manuale perenne, ciò significa che quando siamo in autofocus non possiamo correggere manualmente la distanza di messa a fuoco, almeno che non selezioniamo la modalità manuale tramite lo switch sul barilotto.

Parte frontale Tamron 18-400mm f3.5-6.3 Recensione Test

PRESTAZIONI

Il Tamron è uno zoom molto ampio e progettare una lente con queste caratteristiche che riesca a gestire tutto alla perfezione è praticamente impossibile, quindi preparatevi a dover perdonare qualche mancanza qua e là.

DISTORSIONE

La distorsione, come possiamo aspettarci da uno zoom così ampio, è evidente in quelle lunghezze focali più critiche. A 18mm infatti possiamo osservare un’evidente distorsione a barilotto, che si trasforma piano piano in una distorsione a cuscinetto man mano che raggiungiamo i 50mm. Da qui, spingendoci verso i 400mm, rimane una distorsione a cuscinetto ma via via diminuisce (lievemente) di intensità.

VIGNETTATURA

La vignettatura, al contrario, nonostante la lunghezza (fisica) che raggiunge l’obiettivo, viene gestita bene. Si fa vedere solo alle aperture più ampie, soprattutto alle lunghezze focali minori, l’apice è infatti a 18mm f/3.5.

Aumentando lo zoom possiamo assistere ad una graduale diminuzione della vignettatura, al punto che a 400mm si fa fatica a notarne la presenza, che fra l’altro si manifesta solo a f/6.3.

NITIDEZZA

Le immagini migliori le abbiamo nell’intervallo 18-100mm, continuando a zoomare le immagini si ammorbidiscono, soprattutto alla piena apertura (nonostante la relativa chiusura del diaframma). A 18mm la nitidezza è molto buona già alla piena apertura, soprattutto nel centro, mentre gli angoli presentano un leggero astigmatismo. Le prestazioni migliori comunque sono quelle nell’intervallo f/4-11.

A 50mm il comportamento è simile, partendo da f/5 molto nitida al centro (ma più morbida agli angoli) per poi arrivare ad f/8 omogeneamente nitida su tutta la superficie. Le prestazioni rimangono così fino all’apertura di f/16 dove inizia un lieve calo di nitidezza che si protrae fino a f/32.

A 100mm, come anticipato prima, la nitidezza è ancora molto buona, con la prestazione migliore nell’intervallo f/5.6-11 per la parte centrale e f/8-11 se prendiamo in considerazione anche gli angoli.

A 200mm le cose iniziano ad ammorbidirsi. Già a f/6.3 le immagini sono omogeneamente morbide, per aumentare la nitidezza dobbiamo chiudere fino a f/11 ma la prestazione migliore è quella a f/16.

Infine a 400mm abbiamo lo stesso comportamento ma con la differenza che la morbidezza di partenza è maggiore, comunque la prestazione migliore è quella a f/16.

ABERRAZIONI

Le aberrazioni sono un disturbo che rimane più o meno evidente per tutta l’escursione focale, soprattutto agli angoli, con un evidente picco a 400m. L’andamento non è lineare come quello della nitidezza, basta pensare che a 200mm abbiamo la prestazione migliore, mentre a 400mm quella peggiore.

Dopo i 18mm, dove possiamo vedere una gestione tutto sommato buona, questa gestione subisce un calo di afficacia con conseguente aumento di aberrazioni agli angoli.

A 100mm invece, come si può vedere dai test, tornano ad essere meno invadenti.

Il comportamento a 200mm e 400mm lo abbiamo anticipato prima: a 200mm le aberrazioni sono gestite molto bene, a 400mm invece è il caso completamente opposto.

Comunque sia, come per la vignettatura, non preoccupatevi tanto di questo disturbo, con pochi passaggi è facilmente azzerabile con qualsiasi software di foto ritocco.

FLARES

I flares invece sono gestiti alla perfezione, non vi è alcuna traccia di questa aberrazione indipendentemente da lunghezza e apertura focali. Prestazione che mi ha particolarmente sopreso vista la gestione delle aberrazioni cromatiche.

BOKEH

Anche il bokeh è molto carino, soprattutto alle lunghezze focali maggiori, dove il contrasto fra sfondo e primo piano è accentuato anche dall’effetto ottico dello zoom. Persino le highlights si mimetizzano con la parte sfocata, contribuendo alla amorbidezza dello sfondo.

STABILIZZATORE

Un comportamento inusuale ma comunque innoquo ai fini della qualità è quello tenuto dallo stabilizzatore. Se non siamo in live view o non stiamo registrando un video, appena premeremo il pulsante di scatto lo stabilizzatore avrà una sorta di spasmo, azione che annuncia la sua attivazione. Non preoccupatevi perché  è semplicemente il modo con cui si attiva lo stabilizzaotre, inoltre in live view e durante la registrazione video questo non accade.

AUTOFOCUS

Il sistema di messa a fuoco automatica è eccezionale, veloce ma soprattutto preciso. La lunghezza focale non influisce minimamente sulle performance, che siano 18mm o 400mm non ha importanza, l’autofocus è in grado di mettere a fuoco in pochissime frazioni di secondo.

MACRO

Il Tamron 18-400mm f/3.5-6.3 Di II VC HLD ha un enorme potenziale come obiettivo macro: lo zoom, l’apertura minima di f/40 e sopratutto la minima distanza di messa a fuoco di 45cm mettono a disposizione tutto il necessario di cui un fotografo macro ha bisogno, offrendo inoltre un massimo rapporto di ingrandimento pari a 1:2.9!

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Gianfranco Itaid
Gianfranco Itaid
6 anni fa

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